Il silenzio delle ragazze
- Bianca
- 17 nov 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Elena, Andromaca, Briseide, Cassandra e tante altre: forse nomi conosciuti o sentiti dire durante le lezioni al liceo, ma quanto ne sappiamo davvero delle figure femminili che popolano la mitologia e le grandi opere dell’epica? Sicuramente molto meno di quanto non sappiamo sui grandi eroi: il veloce Achille, il principe Ettore, l’astuto Ulisse senza dubbio ci suscitano e ci riportano alla memoria molte più conoscenze di quanto non facciano i più docili nomi femminili.
Pat Barker, scrittrice inglese, parte proprio da questa ingiustizia letteraria e storica che ha relegato i personaggi femminili nelle retrovie dei racconti e delle leggende, e dà vita ad un romanzo pieno di pathos che si pone come obiettivo il ridare luce a queste ragazze e a queste donne dimenticate dalla letteratura.
Rimettere in scena le epiche vicende dell’Iliade, ma, invece di invocare la Musa per avere il coraggio e l’ispirazione per narrare le vicende di Achille, ci mostra subito l’altro volto del possente, divino e grande personaggio: la sua ferocia, la sua sete di sangue, la sua spietatezza.
E agli eroici epiteti affibbiati al figlio di Peleo, sostituisce la perentoria definizione di “macellaio”.
«Come si può separare la bellezza della tigre dalla sua ferocia? O l’eleganza di una pantera dalla velocità del suo attacco? Achille era esattamente in quel modo: in lui lo splendore e il terrore che suscitava erano due facce della stessa medaglia.» Osservati dal punto di vista delle donne, indifese perché impossibilitate a combattere e a difendersi da sole, questi eroi non erano altro che brutali carnefici e stupratori, niente di più e niente di meno che qualcosa a cui guardare con paura e disprezzo.
«Faccio ciò che, prima di me, innumerevoli altre donne sono state costrette a fare. Apro le gambe per l'uomo che ha ucciso mio marito e i miei fratelli.»
Così la scrittrice riassume in un’eloquente frase la situazione dei personaggi femminili vincolate a vivere in quel mondo: costrette a dare piacere fisico a coloro che hanno portato loro via tutto.
Il romanzo è una cruda ma realistica narrazione della guerra dal punto di vista di chi non combatte, dal punto di vista di quelle donne che sono vittime della loro stessa condizione di essere donne, perché la società impone loro un ruolo che le relega in una posizione subordinata e nettamente inferiore rispetto agli uomini. Ma è anche il romanzo di chi non accetta questa condizione imposta, e cerca una strada, una via alternativa per riscattare quella realtà che sembrava definitiva e irreversibile.
È un romanzo che fa riflettere sul nostro tempo proiettando la questione molto lontano da noi, al tempo della guerra di Troia che, rispecchiando il nostro presente nelle sue tematiche, sembra essere più vicina a noi di quanto non sembri.
Il consiglio di Alessio, vino da degustare durante la lettura: Turpino 2015, Azienda Agricola Querciabella; Cabernet franc, Syrah, Merlot.
Grandissima azienda biodinamica a Greve in Chianti, un blend di vitigni assai raro ma che da vita a un vino di grande potenza, finezza e dinamicità. Un vino che rispecchia in tutto il carattere del testo, diretto, affascinante a tratti anche crudo e intrigante. Mantiene sempre un personalità femminile, elegante con note di frutta matura, bel vegetale e note speziate, tannino presente ma mai aggressivo.
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