Landolfi e la letteratura gotico-fantastica
- Bianca
- 18 dic 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Se pensiamo alla letteratura gotico-fantastica, la nostra mente correrà ad autori come Mary Shelley o Edgar Allan Poe, sicuramente la madre e il padre di questo genere. Non molti sanno, però, che anche la produzione letteraria a noi più vicina, quella italiana, può vantare un esponente di riguardo (in realtà più di uno, ma per adesso ci soffermeremo su di lui).
Si tratta di uno scrittore la cui attività si sviluppa dai preludi della Seconda Guerra Mondiale alla fine degli anni Settanta, quando morirà: già da questa prima annotazione possiamo trarre alcune considerazioni interessanti. Il periodo in cui il nostro scrittore inizia a buttare giù le sue prime righe si contraddistingue per la nascita del neorealismo, corrente nata con lo scopo di risvegliare la coscienza assopita dei cittadini e soprattutto spronare la classe degli intellettuali ad una partecipazione attiva alla vita politica. Gli anni del secondo dopoguerra e più in generale della seconda metà dello scorso secolo sono anche segnati dal genere del romanzo storico, grazie alle opere di autori fra i quali possiamo ricordare Anna Banti, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia e tanti altri.
Lo scrittore di cui qui vogliamo parlare, Tommaso Landolfi, si colloca quindi in un orizzonte opposto rispetto alle correnti menzionate e al panorama letterario del suo tempo, e sceglie di porsi consapevolmente controcorrente rispetto ai sui colleghi coevi.
L’opera senza dubbio emblematica della scrittura gotico-fantastica di Landolfi è “La pietra lunare”, un romanzo dai toni cupi ed enigmatici, le cui pagine sono cosparse di frasi costruite ad arte per colpire il lettore e per creare quell'atmosfera surreale che contraddistingue il talento dell’autore.
Il personaggio più peculiare è una giovane ragazza, Gurù, una fanciulla dalla reputazione non proprio buona nel villaggio in cui abita e dai contorni misteriosi e a tratti fiabeschi. La giovane entra nella vita di Giancarlo, uno studente tornato al paese d’origine.
Veniamo catapultati fin dall’inizio in quello che potremmo definire un realismo magico, un mondo del tutto e per tutto - almeno in apparenza - reale, nel quale, tuttavia, vengono seminati con sconcertante naturalezza elementi magici e fantastici che il lettore si trova davanti come fossero l’accadimento più ordinario e banale che si potrebbe immaginare. Questa maestria nel creare una perfetta commistione di elementi reali ed elementi soprannaturali dà vita ad un paesaggio perturbante, che scuote e disturba il lettore, il quale di ritrova inquietato dalle atmosfere che gli vengono messe davanti.
Lanfoldi è uno di quegli scrittori che rimane nascosto nelle seconde file degli scaffali delle librerie, e solo un cercatore attento potrà incappare nella sua magnifica scrittura. La sua unica colpa è quella di essere stato espunto dalla lista degli scrittori cosiddetti “canonici” che sono stati promossi all’insegnamento nelle scuole. Chi decide di andare controcorrente, di liberarsi dalla prigionia del genere in voga, non finisce nei manuali e solo pochi addetti ai lavori tramanderanno la sua labile memoria.
Comments